I TORNANTI CHE NON TORNANO


 
Tornanti Che Non Tornano Flyer
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La storia delle ali, dei tornanti, di quei giocatori che stanno più vicini di tutti gli altri loro compagni al popolo, alla gente che forma il pubblico sulle gradinate. Pendolini che sfrecciano sulle corsie di competenza, che si beccano fischi, applausi, insulti, elogi: è la storia dei vecchi numero 7.

Osannati al pari di un bomber, incitati senza bisogno di un nome scritto dietro alle spalle, in tanti divenuti miti ancor prima della morte, funamboli imprendibili, spesso ingestibili.

Mio padre me l’ha trasmessa quella passione, da bambino, quando giocavo in quel ruolo; al tempo nei cam- petti di periferia c’erano solo le reti accanto alla riga del gesso, a delimitare la fine del rettangolo verde, con una striscia lunga quanto irregolare, che se un terzino ti dava una spinta fatta a modo, ti ritrovavi in braccio ad un genitore qualsiasi.

Storie di croci e di delizie, di un dribbling di troppo, di ossa rotte, uno zigzagare perenne il loro, un tocco sempre in più, delle pause quasi teatrali ma anche una marcia differente che si faceva perdonare tutto. Moti perpetui o scostanti, ma ad ogni modo, tra tutti questi campioni scelti, la solita differenza nell’interpretare il giuoco del calcio.

Se uno ci prova anche ogggi, nonostante egli stesso non sia più quello di prima, guardando i filmati e alzan- do il volume, può sentire le grida del pubblico per ogni avversario saltato, oppure quello del tecnico di turno, in piedi a imprecare come un ossesso: inutile dire che, tanto, quelli non tornano mica, erano fatti così.

Pics courtesy of Michele Guerrini

 

Video courtesy of Kansassìti

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