Le fonti, le ispirazioni, tutto quello che ci attrae…
… a cui ci si approccia. Non per forza in senso assoluto e nemmeno negativo, perché spesso sennò ci si passa da copioni. Credo che lo stesso abito addosso a due persone… insomma ci siamo capiti, conta l’energia di ognuno ed il modo in cui differentemente ci si esprime verbalmente o non. La mia esistenza è satura di nomi, quasi a crearne un elenco, una biblioteca mentale di riferimenti, siano cognomi dai più conosciuti perché affermati oppure altri che formano quella fetta di torta intima, privata, di cui quasi siamo gelosi e custodi. Il titolo di questo mio lavoro è l’omonimo, il medesimo che Brian Eno ha utilizzato solo quarant’anni fa per uno dei suoi tanti capolavori musicali e di avanguardia. La tecnica che ho cercato di utilizzare, quella a cui mi sono approcciato, è invece il marchio di fabbrica di un certo Stanley Donwood, genio artistico che non a caso i Radiohead hanno scelto per le cover dei loro dischi e per il merchandising che oramai è divenuto uno dei loro marchi di fabbrica, una icona di questo tempo alienato e moderno al tempo stesso. Volevo solo dividere le cose in due: da un lato tutte quelle da dire e usare in società, quelle frasi familiari dentro cui coprirsi, quelle paure latenti circondate da luccichii o colori che distraggono. Da un altro lato, quella zona verde come la natura da cui proveniamo, un polmone candido e zero inquinato in cui “Conviene” stare o tornare almeno, per notare le differenze o per cibarsi di quel silenzio troppo spesso dimenticato, eppure siero e linfa vitale. Questo il mio intento ed il terzo lavoro di una serie di quattro ( come le stagioni ) per la mia amica Arianna Bernabini. Parte ed ingrediente fondamentale di quella fetta di torta privata che è l’amicizia, quella nutriente. Dopo “Fluo World” e “Volcano World”… alla quarta puntata quindi.
90 ( base ) x 60 ( altezza ) … non calcolare l’area… anno 2015. Courtesy Arianna Bernabini